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venerdì 26 agosto 2011

La carriera

scritta da Nando:

Il terzo giorno Iddio resuscitò
E al terzo tentativo il Trota la sfangò.

Impererrito di fronte ai professori
iniziò a parlare senza rossori

Alberto da Giussano fu mastro carrettier
che al babbo il carroccio fece aver

Dopo la storia alla geografia passò
La terra è piatta...... o forse no?

Tradusse la frase "Cane Nero"* dal Latino
Di sicuro, affermò, è un animale clandestino.

Di fronte a tale sfoggio e maestria
il seggio si assicurò in Lombardia


*Cane Nero = Canta o Nerone


lunedì 22 agosto 2011

Desiderio di liberta'


Questo è l'inizio di una nuova storia. Il seguito lo pubblicherò


Un uccello bellissimo, di mille colori, costruito con carta velina, con stecche di bambu' e tenuto da uno spago lunghissimo. Un aquilone. Lo aveva costruito Pietro con il suo babbo, mettendo tanta attenzione nei particolari che sembrava alla fin fine quasi vero.
Pietro era eccitatissimo, poteva provare il suo capolavoro, perche' quel giorno erano andati al mare, c'era tanto vento, e il suo babbo gli aveva detto che quella era la giornata migliore per far volare gli aquiloni.
Aveva incominciato con una piccola corsa sulla sabbia, poi sempre piu' veloce, lasciando andare sempre piu' filo fino a quando il suo preziosissimo uccello aveva iniziato ad alzarsi, e poi sempre piu' su, piu' su fino quasi a raggiungere il tetto di alcune case che erano state costruite nei paraggi.
Un gabbiano volava tranquillo nelle vicinanze e, improvvisamente lo vide.
"Che meravigliosa creatura" escamo' stupefatto, "Non ne ho mai visti di simili" e volo' via a chiamare alcuni amici che volavano sul mare in cerca di cibo.
"Venite! Correte tutti a vedere! C'e' un uccello meraviglioso che vola sulla spiaggia, tutto colorato!" Esclamò
Tutti corsero a vedere con immensa curiosita'. E' vero, non avevano mai visto niente di simile, era meraviglioso con le sue ali tutte colorate, il becco adunco quasi fosse un rapace, e due occhi luminosissimi.
"Ehi," chiese il primo gabbiano troppo incuriosito per il nuovo venuto "non mi posso trattenere, ma devi farci sapere che tipo di uccello sei, non ne abbiamo mai visti da queste parti. Forse vieni da molto lontano, dicci qualcosa di te"
L'aquilone era veramente felice, volare era meraviglioso, per lui era la prima esperienza, e poi tutti quei gabbiani intorno a lui cosi' incuriositi lo facevano sentire importantissimo, quasi un primo attore.
"non vengo da lontano, ma sono solo un aquilone, mi ha costruito quel bambino laggiu' con l'aiuto del suo babbo, pero' veramente sono felicissimo di volare, e mi piacerebbe essere come voi, libero e felice nell'aria, senza vincoli di alcun filo"
"E allora vieni, non indugiare, noi abbiamo in programma di volare sul mare per poter pescare qualche pesce per i nostro pranzo"
E si alzarono altissimi nel cielo.
"Devo proprio liberarmi dallo spago" pensò l'aquilone. E subito cominciò a volteggiare sempre più in alto e a strattonare lo spago che lo tratteneva unito a Pietro. E tira, tira, tira, alla fine riuscì a liberarsi.
Una folata di vento lo sollevò più in alto e lui vide Pietro farsi più piccolo. Tutto giù sulla terra sembrava piccolo, e lui era inebriato per la libertà conquistata. Pietro giù piangeva disperato, per aver perso il suo aquilone, ma lui aveva il cuore gonfio di felicità!
Man mano che saliva su nel cielo, il vento cresceva di intensità e lo sospingeva sempre più su. Era anche più fresco ma all'aquilone non importava un gran che. lui era libero!





mercoledì 27 luglio 2011

In Inghilterra

Sono in Inghilterra a godermi gli altri due nipotini, veramente affettuosi. Ogni volta che vengo mi stupisco come se fosse la prima nel vedere quanto sono attaccati, sebbene sia io che Nando veniamo pochissimo. Sono veramente due tesori.
Comunque per un poco scrivero' poco o niente, buone ferie a tutti

venerdì 15 luglio 2011

Riprese tra la gente

Stavo sul treno ed è passata una coppietta.

Lui a lei:
"Io preferisco sopra e tu?"
e lei a lui
"No per me meglio sotto"

Che avete capito, si parlava dei piani del treno, ma a sentirli e a ridere è stato un tutt'uno.


E tempo fa sull'autobus, c'era una calca tremenda ed un ragazzo ad alta voce fa:
"Aho, sembra di essere i cubi del Lego"

Spiedini con melanzane

Rieccomi qui dopo tanto tempo, ho avuto un poco da fare, e quindi poche opportunità di scrivere sul blog, comunque ho in gestazione alcune favole, ma oggi sono con una ricetta inventata di sana pianta, per poter sfruttare le melanzane che mi hanno regalato.
Non sapevo come farle, ieri ne ho fatte un poco fritte con la pastella ed alcune panate come se fossero state fettine di manzo, veramente buone. Un'altra parte le ho abbrustolite sulla griglia e poi ho fatto una parmigiana improvvisata.
Oggi dovevo fare qualche altra cosa, ed ho pensato a degli spiedini, usando anche zucchine e peperoni, ed insaporendo il tutto con speck, pancetta affumicata e salsicce,  erano veramente buonissimi e sono tutti spariti.




Ecco gli ingredienti ed il procedimento:

2 melanzane, tre zucchine, un grosso peperone rosso, qualche foglia di salvia e di alloro, un fetta molto erta di speck ed una fetta sempre erta di pancetta affumicata, 2 salsicce, olio, sale, pepe e un limone spremuto.

Ho fatto a cubetti sia le melanzane (quelle tonde che sono più dolci) le zucchine, ed il peperone ed ho tagliato in piccoli pezzi sia lo speck, che la pancetta e le salsicce; ho quindi iniziato a costruire gli spiedini:

un pezzetto di speck, un cubetto di melanzana, un pezzetto di peperone, ed una rotella di zucchina, una foglia
di salvia,
poi un pezzetto di pancetta affumicata, un cubetto di melanzana, un pezzetto di peperone, una rondella di zucchine, una foglia di alloro;
 un pezzetto di salsiccia, un cubetto di melanzana, un pezzetto di peperone ed per ultima una rondella di zucchina.

Con tutti gli ingredienti sono venuti otto spiedini; li ho posti sul piatto della teglia ricoperto con carta forno, ho irrorato il tutto con il limone, ho salato, pepato e ho condito con abbondante olio.

Li ho posti al forno a 180° per una mezzoretta, o perlomeno fino a che erano cotti.

Da leccarsi i baffi. SLURP............................................

domenica 15 maggio 2011

L'ultima foglia del melo




 Era l’ultima foglia del melo rimasta lì in cima. No, non voleva proprio lasciare il suo ramo.
Il melo allora le parlò dolcemente, cercando di convincerla che ormai non era più il suo tempo.
“Dai, piccola, lasciati andare nel vento! Vedrai che non sarà né doloroso né faticoso”
“Ma io ho tanta paura di lasciarti, sto bene con te, e poi vedi sono ancora tutta verde! Devo perlomeno diventare un po’ gialla come le mie sorelline, che sono volate via”.
“Certo devi diventare gialla, ma vedi ora non è più il tempo per te di restare, dei farti portare via dal vento, e poi trasformarti.”
“Trasformarmi? E in che cosa” ribatté la foglia.
“Quando sarai portata via nel vento, andrai a posarti sulla terra insieme alle tue sorelline, e qui, piano piano, ritornerai ad essere terra, che servirà a nutrire noi piante”.
“Perché nutrire?”  chiese la foglia.
“Certo, nutrire, perché trasformandoti in terra, sarai ricca di una sostanza preziosa per la nostra vitalità, e cioè l’azoto. Come vedi sei sempre importante, non devi avere paura.”
“Va bene, cercherò di diventare gialla, e poi mi farò trasportare via dal vento, non avrò paura, te lo prometto”
E così, giorno dopo giorno, anche l’ultima fogliolina fu rapita dal vento e poi cadde un poco più lontano dal melo, vicinissima a tutte le altre foglie già cadute. Ce ne erano tante e così lei non si trovò sola. Alcune erano già completamente trasformate, cioè era rimasta solo visibile la nervatura, altre erano diventate sottilissime, come una pellicina di cipolla, e quasi trasparenti, altre invece, le ultime cadute, erano ancora intatte. Bellissime, con i colori dell’autunno, cioè gialle e rossicce. E’ come se fossero andate in salone di bellezza, ad imbellettarsi per una festa. Foglie di melo, di albicocco, di vite, di fico e di cachi. Era un bel tappeto colorato. Improvvisamente da sotto il tappeto sbucarono due occhi luminosi. Ma chi sarà mai, pensò la nostra fogliolina.
“Cra, cra, ben arrivata!” la salutò un rospetto.
“E tu che ci fai qui?” domandò la foglia.
“Mi proteggo dal freddo, e poi sai, sotto di voi si crea proprio una situazione adatta a me, e cioè umida e calda, come se fosse un bel cappottino per l’inverno che è alle porte. Quando diventerete terra, mi coprirete completamente, così aspetterò al calduccio la prossima primavera. Allora, uscirò e cercherò una compagna”
“Sono proprio contenta, perché sono in compagnia e poi sono veramente utile” disse la fogliolina.
Guardò su con nostalgia la pianta madre. Era enorme, la sovrastava e le copriva il sole. No, non doveva avere paura.  Il sole era pallido e non molto caldo, non come il bel sole dell’estate che la illuminava tutta e la riscaldava, anche troppo. E poi nel cielo il sole restava poche ore, e parecchi giorni era pure coperto dalle nuvole.  Queste erano sempre più nere,  e ricche di acqua, e spesso pioveva abbondantemente .
“Va bene” pensò “ è giusto così. Mi trasformerò presto e ritornerò alla mia pianta madre così la potrò riabbracciare, e mi ritroverò con le mie sorelline.”
E così, giorno dopo giorno,  la nostra piccola fogliolina prima divenne sottile sottile, poi rimasero solo le nervature, e tutta l’altra parte era diventata terra profumata e bruna, insieme alle altre foglioline.
Quando arrivò il tepore della primavera venne il contadino, vide tutta questa bella terra e la smosse un poco, sistemandola bene vicino al tronco del melo, stando però attento a non disturbare il ranocchio per non fargli male. Il ranocchio serviva per cacciare gli insetti fastidiosi, come le zanzare, e quegli altri piccoli insetti che possono danneggiare le piante.
Intanto sul melo stavano nascendo le prime nuove foglioline, e l’albero si era abbellito con mille fiori.
Alle nuove foglioline, l’albero disse:
“Vedete, piccole, tutta quella terra profumata che ora mi è stata messa dal contadino vicino al tronco, è sempre parte di me, ma serve ora sia a me che a voi, è preziosa perché contiene buone sostanze provenienti dalle vostro sorelline dello scorso anno. Ora è il vostro tempo!”




martedì 10 maggio 2011

Un esperimento riuscito, tortino di broccolo

Ok nel mio orto ho raccolto finalmente un broccolo, non so di che qualità, era veramente indefinito, sembrava più della famiglia dei broccoli siciliani. Comunque siccome io non metto nessun ormone o simili nelle mie piante, il fiore era molto piccolo, ma le foglie tantissime.


Che fare allora con quella pianta, mi sono detta? Ed ho trovato la soluzione, ho lessato il fiore con un poco di foglie e le ho condite come al solito, cioè ripassate in padella con aglio e peperoncino; ma erano avanzate ancora tantissime foglie ed il gambo, che per altro è buonissimo. Ho cercato di non gettare via niente, ed ho cucinato il tutto, compreso le coste delle foglie, eliminando solo le parti più legnose. Dopo averle lessate le ho frullate (santo frullatore è sempre il mio alleato). Quindi ho inventato una nuova ricetta.

Ingredienti:

foglie di cavolo e gambo (saranno state 700 o 800 gr)
200 gr di ricotta
odori vari
pepe, sale qb
1 uovo
1 etto e 1/2 di prosciutto cotto
due manciate di parmigiano e pecorino mischiti
un cucchiio di pan grattato

Poi ho unito la ricotta, il parmigiano, vari odori (quello che ho in giardino, cioè menta, basilico, prezzemolo e maggiorana) un uovo, il parmigiano e il pangrattato, il pepe ed il sale.
Ho quindi mischiato il tutto e, dopo aver foderato due stampini con il prosciutto cotto, ho inserito all'interno il risultato e ho messo al forno, come al solito a 180° per una ventina di minuti. Eccolo qui uno dei due, lo abbiamo già mangiato ed era squisito, forse un poco troppo calorico, comunque un piatto unico


venerdì 6 maggio 2011

Poesia alle stelle rifatta dal nonno






Al nonno Nando è piaciuta tanto la storia dell'angelo, e quindi ne l'ha riadattata con la morale.


C'era, tanto tempo fa, quando ancora non era stata inventata l'elettricità, un angelo che non si accontentava della luce delle candele.

Un giorno, anzi  una sera, alzando lo sguardo al cielo vide una marea di lumi che altro non erano che le stelle.

"Se ne prendessi una la mia dimora ne sarebbe rischiarata e non dovrei sopportare l'odore della cera che si squaglia" pensò.

Detto fatto con un battito d'ali salì su su in alto e prese una stella e la portò nella sua dimora che subito si illuminò di una bella luce bianca.

E così ogni qualvolta una stella si esauriva lui saliva in cielo e ne prendeva un'altra.

Un giorno il Signore decise di contare le stelle e si accorse che ne mancava qualcuna.

Risoluto a venire a capo di questo mistero si mise di guardia e vide l'angelo che, esaurita l'ultima stella, con un battito d'ali si apprestava a prenderne via un'altra dal cielo.

Deciso a punire il ladruncolo, il Signore mise una nube al posto della stella naturalmente con la stessa forma e dimensione.

L'angelo, ignaro di tutto, salì al cielo e prese la nube e la portò nella sua casa.

In quel momento il Signore trasformò la nuvola, che si ingrandì, divenne nerissima e, dopo un lampo accecante e un tuono fragoroso, venne giù tanta di quell'acqua che la casa cominciò a galleggiare e l'angelo ne uscì fradicio con le ali appiccicate al corpo.

Dall'alto si udì una voce
"Tu hai preso le stelle che io avevo messo perché tutti ne godessero mentre il tuo è stato un gesto egoistico. Non farlo più, altrimenti ti toglierò le ali"


L'angelo capì la lezione e andò a comprarsi le candele.

Poesia alle stelle





Questo è stato scritto oggi da Beatrice, proprio brava, pensando che non ha ancora 7 anni.

C'era una volta tanto tempo fa un angelo che gli piaceva strappare le stelle dello spazio pechè con le stelle luminose illuminava la sua strada.
Così un giorno un errore successe al povero angelo. Invece di prendere una stella prese una nuvola a forma di stella e si era confuso, e dopo la nuvola bianca divenne una nuvola nera come carbone. Dopo due secondi iniziò a piovere addosso all'angelo.

firmato Beatrice

domenica 1 maggio 2011

Alfredo terza parte

Questa è l'ultima parte della storia, spero che sia piaciuta a tutti.


C’era un cavallo bellissimo dentro la stalla. Era tutto occupato a mangiare la biada, e voltava le spalle alla porta: non si accorse nemmeno che Alfredo era entrato. Poi sentì un lieve frusciare, e allora dilatò le narici per annusare l’aria e capire da dove fosse venuto il rumore. Alfredo si fermò impaurito.
Forse era pericoloso anche il cavallo?
 Si acquattò subito sotto una balla di fieno, e rimase fermo un poco di tempo. Poi riprese a muoversi piano piano. Uscì fuori dal fieno solo con la testolina, e si guardò intorno. Il cavallo lo vide e nitrì forte, ma non per spaventarlo, solo per salutarlo.
Via, subito, Alfredo, impaurito ritrasse la testolina dentro la balla di fieno. Cercò allora di aprirsi un varco dentro al fieno, per potersi muovere e allontanare senza essere notato. Ma ecco, un altro topolino!
“Menomale” disse Alfredo “un essere amico!”
“Ma dai! Non avrai mica paura del cavallo? E’ un nostro amico, e non ci farebbe mai del male. Il suo nome è Nestore ed è buonissimo: Esci pure allo scoperto. Vedrai anche un cane, Malby, anche lui un amico. Non avere paura!”
Alfredo allora piano piano uscì dalla balla di fieno e si mise davanti al cavallo.
Era ancora un poco impaurito, ma per essere gentile voleva salutare Nestore.
“ Buongiorno Nestore, io son Alfredo. Sono qui per merito di due persone che mi hanno salvato, cercherò di non dare fastidio a nessuno. Non temere, sono piccolo!”
“Certo che non ti temo!” esclamò Nestore “Ci sono altri topolini qui nella stalla e condividiamo lo spazio ed il cibo. Sei il benvenuto!”
In quel momento arrivò il cane Malby. Era grosso, peloso e nero. Aveva solo un ciuffo di peli bianchi vicino agli occhi, e una macchia bianca vicino alla coda.
Entrò brontolando: “Anche oggi si sono scordati del mio cibo! Non è possibile, sono tre giorni che mi ignorano e mi tocca mangiare quello che trovo nel prato. Non sono vegetariano io, uffa!!!!”
Poi si accorse di Alfredo.
“Ehi tu? Chi sei? Abbiamo un nuovo inquilino qui? Ehi, dico a voi?”
“Dai sei proprio brontolone oggi” disse Nestore “Lui si chiama Alfredo ed è arrivato da poco. E’ qui grazie a due persone che lo hanno salvato. Starà anche lui con noi”
“Va bene, va bene!” bofonchiò Malby e si accucciò in fondo alla stalla.
Alfredo allora timidamente si diresse verso una ciotola d’acqua e bevve, poi prese qualche chicco di grano, e infine anche lui si riposò.
Cominciò a pensare a Nenè e ai suoi piccoli. Come avrebbero fatto senza di lui? Il pensiero lo intristì così tanto e allora si mise a piangere.
“Che hai ora?” Bofonchiò Malby “Sei sano e salvo e tra amici, non devi avere paura di niente, hai da mangiare e da bere. E allora perché piangi?”
“Sono preoccupato per Nenè, e per i miei piccoli. Come faranno senza di me?  Certo qui starebbero bene anche loro, ma non so assolutamente dove sono. Sono venuto qui dentro una gabbietta con una macchina e chi lo sa dove si trova la mia tana.”
“Dai, non piangere! Ora cercheremo di trovare la soluzione, qui siamo tanti, ci sono anche due gabbiani che ogni tanto vengono a bere all’abbeveratoio. Tutti insieme ti aiuteremo, non ti preoccupare” disse Malby con un tono un poco meno rude.
Si misero tutti allora fuori la porta della stalla ad aspettare i due gabbiani.
“Eccoli, eccoli!!” gridò all’improvviso Nestore. E li salutò con un forte nitrito.
Erano tutti eccitati e circondarono i nuovi venuti.
“Ma che avete oggi tutti quanti?” chiese il gabbiano più grande.
Tutti cominciarono allora a raccontare la storia di Nenè, ma parlavano tutti insieme per l’agitazione, creando una gran confusione.
“Basta!!” gridò sempre il gabbiano più grande, zittendoli tutti. “Ora per favore che parli uno solo così riusciamo a capire qualcosa”
Subito si fece avanti Malby e con la sua voce forte cominciò col presentare ai nuovi venuti il piccolo Alfredo, raccontando poi la sua storia.
“Povero piccolo!” disse il gabbiano più piccolo “Ora fateci pensare come riuscire a trovare la tana di Alfredo “
Si misero in disparte per avere un poco di tranquillità e, dopo poco tempo il più grande esclamò “Forse ho trovato! Qui abbiamo bisogno del fiuto di Malby per rintracciare i due nonni, poi li seguiremo ed arriveremo alla tana di Alfredo. Speriamo solo che non siano andati troppo lontano”
Fortunatamente i due nonni avevano deciso di passare qualche ora al mare per cui in quel momento stavano tornando alla loro macchina.
“Eccoli, eccoli” esclamò felice Alfredo e subito Malby corse loro incontro:
“Che bel cane!” esclamò nonna Egle, e si mise subito ad accarezzarlo.
“Non ricominciare ora “ rispose nonno Mario, “te l’ho detto tante volte che non possiamo avere un cane, con tutti i viaggi che facciamo lo dovremmo lasciare solo!”
“Va bene, lo accarezzo solo” esclamò nonna Egle. Nonno Mario aprì lo sportello dell’auto, e subito Malby si intrufolò dentro.
“Non puoi venire con noi!” esclamò nonno Mario e provò a farlo uscire, ma Malby si puntò fortemente sulle zampe per non scendere.
“Va bene, faremo così, verrai con noi e a casa cercheremo di darti una sistemazione” e richiuse lo sportello.
Intanto i due gabbiani aiutarono il piccolo Alfredo a salire su uno di loro e si librarono in volo.
Che spettacolo! Dall’alto per Alfredo era tutto più bello e l’aria poi era piacevolissima sul suo piccolo capino.
L’auto dei due nonni partì e i gabbiani dall’alto la seguirono, volteggiando nell’aria. In pochissimo tempo arrivarono a destinazione, e subito Alfredo riconobbe l’albero cavo.
“Ecco la mia tana!” esclamò Alfredo e subito i gabbiani scesero in picchiata.
“Nina, piccoli,  sono tornato!” chiamò Alfredo e tutta la famigliola si riunì festosa.
L’auto dei nonni si fermò e Malby scese prontamente ed incominciò ad annusare l’aria per capire dove fosse andato a finire Alfredo.
Federica aprì il cancello e venne verso i nonni per sapere come fosse andata a finire con il topolino e subito Malby entrò nel suo cancello e si diresse in fondo al giardino perché aveva sentito fortemente l’odore di Alfredo.
“Certo che è strano questo cane, è voluto entrare per forza dentro la nostra macchina ed ora vorrebbe uscire da dietro casa tua verso il prato, chi lo sa perché” disse nonno Mario.
Nel prato intanto c’era una gran festa con i gabbiani e la famiglia di Alfredo.
“Apri il cancello di dietro Federica, vediamo cosa succede” disse ancora nonno Mario.
Subito Federica aprì il cancello e Malby in men che non si dica raggiunse il gruppetto.
Subito i gabbiani caricarono uno i tre topolini piccoli e l’altro Alfredo e Nenè.
“Ora tenetevi forte tutti, ripartiamo, e tu Malby seguici dal basso così torniamo tutti da Nestore.” Disse il gabbiano più grande.
E così fecero.
Nonna Egle, nonno Mario e Francesca erano rimasti tutti a bocca aperta a vedere questo spettacolo meraviglioso di solidarietà tra animali.

sabato 30 aprile 2011

preghiera

Preghiera dell’Ulivista prima delle elezioni

O Signore che sei nei cieli
Tu che sei il re dei Giusti
Tu che sei il re dei Buoni
Levace  dai piedi Berlusconi

O Signore che sei nei cieli
Tu  che sei il re dei Grandi
Tu che sei il re dei Bambini
Levace dai piedi pure Fini

O Signore che sei nei cieli
Tu che sei re sugli Altari
Tu che sei re nelle Icone
Levace dai piedi Buttiglione

O Signore che sei nei cieli
Tu che sei il re dei Neri
Tu che sei il re degli Albini
Levace dai piedi il bel Casini

O Signore che sei nei cieli
Tu che sei il re dei Monti
Tu che sei il re dei Fossi
Levace dai piedi il truce Bossi

O Signore che sei nei cieli
Tu che sei il re dell’Impossibile
Tu che sei il re della Magia
Levace dai piedi ‘sta Genia

Io che nun so’ re ma tiepido credente
Se tutto ciò si verificasse
Ritornerei ad una fede ardente
E sarei contento de paga’ puro le tasse


Sono passati piu di 15 anni e purtroppo il signore non ha ancora letto questa supplica nel  frattempo si pagano piu tasse e non siamo per niente contenti                                                                                   

Alfredo seconda parte

Ecco la seconda parte , spero che la prima sia piaciuta. L'ultima parte alla prossima volta.

Tutti i criceti si unirono intorno a lui, chi lo annusava, chi lo leccava per conoscerlo meglio. Erano tutti ammirati per il suo coraggio.
“Io sono il più grande del gruppo” disse Pietro “ Siamo felicissimi di conoscerti. Ora datti da fare, prendi quello che puoi e portalo nella tua tana. Puoi tornare quando vuoi, sei sempre il benvenuto.
Lasceremo sempre qualcosa per i tuoi piccoli, non ti preoccupare”
“Mio Dio, sono veramente commosso. Ora mi do da fare velocemente, così il cane ed eventualmente il gatto non mi troveranno”
Assaggiò allora uno strano cibo, per capire se fosse buono per i suoi piccoli. Non era buono, era buonissimo!
In men che non si dica, prese un poco di quello strano cibo e via, il più velocemente possibile, uscì dalla gabbia e si diresse all’albero. Per quel giorno la fame sarebbe stata placata.
Il giorno dopo ed il giorno dopo ancora ritornò sempre dai suoi amici criceti. Era sempre accolto con grandi feste, e riusciva sempre a portare via il necessario, malgrado il cane abbaiasse sempre al suo arrivo.
“Che c’è, Fritz, sono tre giorni che abbai insistentemente, hai forse visto qualcosa?”
Era Federica, la padrona di casa! Ora si sarebbe accorta di tutto. “Speriamo bene” pensarono sia Alfredo che i criceti.
“Dai, fai il più velocemente possibile, ora arriva e se ti vede cercherà di prenderti” disse Pietro.
Alfredo riuscì a prendere qualcosa e scappò via.
Federica, intanto era arrivata alla gabbia, con il fidato Fritz.
Il cane annusava tutto e brontolava in continuazione.
“Avevi ragione, Fritz, qui deve essere entrato qualche animale, forse un topo di campagna. Guarda, ha creato una galleria per l’accesso alla gabbia! Menomale che i criceti non sono scappati. Ora provvediamo a prenderlo per poterlo eliminare”
Entrò in casa, e poco dopo uscì con una piccola gabbietta. Dentro la gabbietta mise un piccolo pezzo di pecorino, poi pose la gabbietta dentro la gabbia, giusto alla fine della galleria scavata dal topolino.
“Ora dobbiamo solo aspettare che ritorni e vedrai che lo cattureremo”
Poco dopo, infatti, Alfredo ritornava sui suoi passi, per poter prendere altre provviste.
“Che profumino di formaggio! Oggi è veramente festa!” pensò
I criceti da dentro la gabbia erano nervosi, lo volevano avvertire, ma il cane abbaiava così forte che non riuscirono a farsi sentire.
Alfredo entrò nel tunnel e poi………………..Pfaff. una piccola gabbia si chiuse alla sue spalle imprigionaldolo.
Tutti i criceti intorno alla gabbia, cercavano di aprirla per far uscire il loro amico, ma non ci riuscirono.
“Ecco Federica, via, via!” esclamo Pietro.
Tutti i criceti si riunirono in fondo alla gabbia e guardarono sgomenti il piccolo Alfredo.
“Brutto bricconcello, ti ho preso. Ma sei veramente carino! Pensavo fossi più grosso. E poi veramente complimenti per la tua intelligenza, sei riuscito ad aprirti un varco per poter entrare dai criceti. Ora ti dovrei sopprimere, ma veramente non me la sento. Sei una piccola creatura. Sai che facciamo, lo diciamo ai nonni, vedrai che troveranno una soluzione”
E così fece. Chiamò immediatamente i nonni, anche loro molto amanti degli animali.
Subito nonna Egle disse : “non ti preoccupare, già lo scorso anno ho trovato un posto sicuro e lontano da qui, dove portare gli eventuali topini presi, non mi piace per niente ucciderli! Dammi la gabbietta e io e nonno Mario provvederemo.”
Alfredo intanto tremava di paura. Non capiva quello che stavano dicendo sia Federica che nonna Egle. I suoi occhi erano diventati grandissimi per lo spavento, ma quello che lo preoccupava di più era il fatto che i piccoli e Nenè si sarebbero trovati in difficoltà. Incominciò a correre dentro la gabbia, su e giù con la speranza di poter aprire lo sportello, ma quello era ermeticamente chiuso.
Nonna Egle prese la gabbietta e con nonno Mario salirono sulla macchina.
Arrivarono così in riva al mare. Vicino alla riva c’era un grande appezzamento di terreno, riservato ad alcuni cavalli, e cera una stalla con tanta paglia e un abbeveratoio. Era tutto recintanto con una fitta rete, per evitare che scappassero i cavalli.
“Penso che qui vada bene” disse nonna Egle “Ti ricordi lo scorso anno con l’altro topolino. Sicuramente si sarà trovato bene. Ora accostiamo la gabbia alla recinzione e poi apriamo lo sportelletto”
Alfredo tremava tutto. Si era acquattato in fondo alla gabbia. Era stata una bruttissima esperienza, lui del resto non era mai stato in una macchina, e oltre tutto chiuso dentro una gabbia. Chi sa cosa lo aspettava adesso.
Nonna Egle fece come aveva detto: accostò la gabbia alla recinzione dove c’era una piccola apertura e aprì lo sportelletto.
Alfredo sentì lo scatto dello sportelletto, capì che forse poteva scappare. I suoi occhi erano dilatati dallo spavento, e tramava tutto; si fece coraggio e piano piano si accostò all’apertura. Era aperta!!
Via, via, via  più veloce del vento, con le orecchie tutte indietro, corse fuori e schizzò velocemente via.
Non sapeva dove andare, ma certo era sicuro che per questa volta era salvo!
Prima corse verso sinistra, poi, forse guidato dall’olfatto, cambiò direzione verso destra dove era la stalla.
“Hai visto Mario che fugone? Povero piccolo, aveva tantissima paura! Hai visto i suoi occhi? E le orecchie tutte tirate indietro?” disse nonna Egle.
I due nonni ripresero la gabbietta vuota e si diressero verso la macchina.
Alfredo intanto giunse alla stalla. Era tutto sudato ed ansimante per la corsa e per la gran paura

giovedì 28 aprile 2011

Pasta con piselli

Oggi ho fatto una pasta buonissima, purtroppo non l'ho fotografata.
E' semplicissima.
Per prima cosa ho messo a bollire l'acqua per la pasta. Contemporaneamente ho tagliato finemente una piccola cipolla bianca, e con l'olio e un pezzetto di peperoncino l'ho messa a stufare. Poi ho aggiunto i piselli surgelati (saranno stati 200 grammi) due fette di prosciutto cotto, ho aggiunto l'acqua calda della pasta e ho fatto cuocere lentamente. Alla fine ho unito una piccola spruzzatina di limone. Ho cotto 160 grammi di pasta per noi due, e quando era ancora al dente l'ho unita ai piselli, ho fatto insaporire e poi ho aggiunto il parmigiano. Buonissima e piatto unico.

Alfredo

Qui inserisco una prima parte della favola, che è un poco lunga e potrebbe annoiare. La seconda alla prossima volta.

ALFREDO


“Corri, corri! Mi raccomando, sempre a zig zag” disse tutto trafelato il topo Alfredo alla piccola topina Nenè.
Lei era graziosissima, molto più piccola di lui, che già era piuttosto piccolo.
Lui da subito aveva carpito la sua fiducia, e si erano quasi subito uniti.
Ora stavano scappando in un grande prato con tante spighe, perché erano stati individuati da un rapace, e quindi per salvarsi correvano disperatamente in cerca di un rifugio, sempre a zig zag per non farsi prendere.
Nenè era un pochino più lenta nel correre di Alfredo perché a giorni sarebbe diventata mamma, e quindi si era un poco appesantita.
“dai, dai! La esortò Alfredo “Laggiù vedi c’è un albero con il tronco cavo, se ce la facciamo a raggiungerlo, ci potremo riposare”
Eccolo finalmente l’albero! Erano salvi! Con il fiatone, si infilarono nella cavità e qui finalmente si fermarono.
L’avvoltoio fece ancora alcuni voli circolari sopra l’albero, sperando che uno dei due topolini uscisse allo scoperto, poi si arrese e si librò in alto nel cielo.
Alfredo dopo un poco uscì allo scoperto, vide che il pericolo era passato, e allora si rivolse a Nenè :
“Io vado in cerca di cibo, penso che con tutto queste spighe ci sarà qualcosa da mangiare. Tu rimani pure qui ad aspettarmi. Non ti preoccupare, cercherò di fare il più presto possibile”
Lui era da poco uscito quando Nenè sentì che era arrivato il momento: ecco, stavano per nascere i suoi piccoli. Forse era stato lo spavento, o la corsa folle, comunque era il momento. Si accovacciò e piano piano, ecco nascere i piccoli, prima uno, poi un altro, ancora un altro, e finalmente l’ultimo.
Erano ben quattro piccoli, uno più bello dell’altro, una topina e tre topini. Nenè esausta si mise in un angolino dell’albero cavo e finalmente si riposò.
Alfredo, intanto, era uscito allo scoperto. Che posto stupendo era quello!Nella folle corsa non aveva visto niente! Le spighe erano cariche di chicchi, perché era proprio la stagione della mietitura, e poi c’era vicino un canale, pieno di acqua e di canne, un posto adatto per annidarsi e nascondersi a qualsiasi predatore. Sulla riva del canale avevano nidificato tantissimi uccelli, tutti di piccole dimensioni. C’erano gazze, passeri, qualche cavaliere d’Italia. Forse, se capitava l’occasione, ci sarebbe stato pure qualche piccolo uovo da mangiare, oltre i chicchi di grano. Raccolse quanti più chicchi di grano poteva e corse nell’albero cavo per portare il pasto a Nenè. Che sorpresa ragazzi! I piccoli erano nati e già erano attaccati ai capezzoli di Nenè. Erano proprio bellissimi.
Cominciò così una nuova vita per la piccola famigliola. I piccoli crescevano bene, anche perché ancora riuscivano a prendere tanto latte. Nenè riusciva sempre a nutrirsi bene, con tutto quel grano a disposizione.
Un giorno furono svegliati da un rumore assordante. La terra quasi tremava sotto il loro rifugio.
“Cosa sarà mai?” Si chiese Alfredo e uscì furtivamente all’aperto per vedere la causa di tanto rumore.
Una enorme macchina avanzava quasi ruggendo, e mentre si muoveva riusciva a tagliare tutto il grano che trovava. Riusciva anche a separare i chicchi di grano.
Quando scese la sera il grano era stato tutto tagliato e affastellato, poi sopraggiunse una grossa macchina, con degli uomini che caricarono tutto e lo portarono via.
Alfredo cominciò a preoccuparsi. Il nutrimento per la sua famigliola era finito, a parte qualche chicco rimasto per terra. Corse subito e cominciò un frettoloso andirivieni con la tana per accatastare tutto quello che era rimasto.
“Nenè, disse Alfredo, non è molto, ma per ora accontentiamoci, poi cercherò altrove, non ti preoccupare, qualcosa saprò rimediare!”

Passarono alcuni giorni, e tutti i chicchi finirono.
“E’ ora che ti dia a fare, Alfredo” disse Nenè “Qui i piccoli incominciano ad avere fame!”
“Ecco, vado.”
Uscì cautamente dalla tana e cominciò a perlustrare la zona. In fondo al prato c’erano delle costruzioni con giardini, tutte recintate.
“Qui bisogna che stia molto attento” pensò Alfredo “Sicuramente ci saranno gatti e cani.”
Piano, piano avanzò nel prato. Certo non c’era più il grano che lo poteva nascondere, ma c’erano alcune buche nel terreno e così ogni tanto si fermava e si appiattiva annusando l’aria per capire se avvertiva l’odore dei gatti o dei cani.
Arrivò così ad una recinzione e dentro un giardino vide una grossa gabbia. Era veramente strana, non sembrava una cuccia di cani, né una gabbia di uccelli.
Si fece coraggio ed entrò nel giardino. Il cane si accorse dell’intruso dall’odore, e cominciò ad abbaiare, forse per avvertire qualcuno. Al di là della gabbia c’era un cancelletto di legno, e il cane dietro al cancelletto si affannava con le zampe per poterlo aprire e così cacciare Alfredo.
“Che fortuna!” pensò Alfredo “Il cane è al di là del cancelletto, ed ho un poco di tempo per vedere se trovo qualcosa”
Si erse sulle zampette posteriori e appoggiò quelle anteriori alla gabbia e cominciò a guardare dentro. Sgranò gli occhi per lo stupore.
“Misericordia!Ci sono degli animaletti che sembrano miei parenti, e tanto, ma tanto da mangiare!”
Si fece coraggio e cominciò
“Ehi voi, chi siete? Siete quasi uguali a me, a parte il colore, e la morbidezza del pelo”
“Siamo dei criceti cavie, purtroppo sempre chiusi qui dentro. Certo non ci manca niente, ma ci manca la cosa fondamentale, e cioè la libertà. Non possiamo correre nei prati, né annusare l’erba quando è bagnata dalla pioggia, né annusare i fiori, né abbeverarci ad una fonte fresca.  E tu chi sei?”
“O mio Dio! Mi dispiace veramente per voi. Io sono un topo di campagna. Sto cercando del cibo per nutrire i miei piccoli, perché la macchina ha portato via tutto il nostro nutrimento.”
“Noi ne abbiamo fin troppo e lo divideremmo con te volentieri, ma come facciamo per dartelo?”
“Ci penserò io, non vi preoccupate”
Cominciò allora un lavoro di scavo con le sue piccole zampette. La terra era durissima, ma la volontà di raggiungere il cibo era tanta, e così si aprì un varco e, scavando con più veemenza possibile, riuscì ad entrare nella gabbia.

domenica 17 aprile 2011

Capitan Sostenibile

Capitan Sostenibile insegna ai ragazzi dai 7 ai 14 anni a salvare l'ambiente

pubblicato: venerdì 15 aprile 2011 da Marina su Ecoblog
Capitan Sostenibile Capitan Sostenibile è un particolare supereroe: è capace di salvare l’ambiente. La storia, rivolta a ragazzi e ragazze dai 7 ai 14 anni, è raccontata in un libro, che si può richiedere gratuitamente e che spiega nel dettaglio come preservare le risorse del nostro Pianeta.
L’dea di pubblicare SOS Pianeta Verde: Capitan Sostenibile e gli ecoconsigli per salvare l’ambiente, è dell’IMQ, l’Istituto Italiano del Marchio di Qualità, le storie sono scritte da Danilo Bonato e illustrate da Felix Petruška. Attraverso le gesta dei due protagonisti, lo scienziato tutto d’un pezzo Professor Theodorus Green e il supereroe pasticcione, Capitan Sostenibile, si spiega ai ragazzi come fare a ridurre PM10, a risparmiare acqua, a non sprecare energia, a non sprecare cibo, a fare acquisti sostenibili, a differenziare i rifiuti.
Il libro sarà distribuito gratuitamente anche all’evento Change Up!Scelgo io che si terrà il 21 e 22 maggio a Milano. per richiedere il libro si può scrivere una mail a sos.pianetaverde@imq.it, telefonare allo 025073281 oppure via fax allo 02 50991550 o a IMQ, via Quintiliano 43, 20138 Milano.

lunedì 14 marzo 2011

Era un principe


Era un principe che tranquikkamente stava a prendere il sole nel giardino del suo castello. Ma una cattiva strega lo ha trasformato in rospo.
Chi si presta a baciarlo per farlo ritornare principe?

mercoledì 2 marzo 2011

torta di pasta con riciclo carciofi

Eccomi nuovamente con il mio riciclo dei carciofi. E' fatto sempre con il solito sistema e in questo periodo sono tanti i modi per utilizzarlo.
Oggi ho preparato la torta di pasta, sempre un poco leggera per non appesantirci troppo.

Gli ingredienti sono:
riciclo di carciofi
cipolla e peperoncino e olio.
besciamella vegana
pasta corta 20 gr. per 4 persone
1 fioridlatte di bufala di 200 gr.
pramifiano e pecorino grattati insieme.

Per la besciamella vegana occorrono 3 cucchiai di olio, noce moscata grattata e un pizzico di pepe , un poco di dado vegetale( lo avevo preparato io con una ricettina trovata su internet) 3 cucchiai di farina, 1/2 litro di latte di soia o di riso. Il procedimento per fare questa besciamella è identico a quello per la besciamella normale e cioè si mette in una pentola l'olio con la farina, una grattatina di noce moscata, il pezzetto di dado e il pizzico di pepe, si accende il gas e si incomincia a mischiare con la frusta, poi a poco a poco si unisce il latte fino a versarlo tutto e fino alla bollitura; la besciamella è pronta.

Ho quindi preparato la salsa con il riciclo dei carciofi, e cioè ho affettato la cipolla, l'ho fatta rosolare con l'olio e n pizzico di peperoncino, fino a che si è appassita, quindi ho aggiunto il riciclo.

Ho cotto la pasta e poi l'ho condita con la salsa, quindi ho aggiunto la besciamella  e la mozzarella, poi ho messo il tutto in una teglia imburrata, ed ho spolverato con parmigiano e pecorino grattati insieme.

Come al solito al forno a 180° per 30 minuti.


E' veramente buona, parola di zinonna.
Si può anche farla tutta senza uso nè di mozzarella nè di parmigiano e pecorino, usando il tofu e per spolverare il pangrattato.

giovedì 17 febbraio 2011

La bambina che non voleva crescere

Questa è una bellissima favola scritta da Arianna in un tema in classe


C’era una volta … (perché è così che iniziano le fiabe) una bambina di nome Iris la quale rimasta orfana e sola viveva in un bosco. Aveva quindi, come unici amici tutti gli abitanti del luogo in cui viveva; scoiattoli,  lepri,  farfalle ma anche insetti, piante fiori e tutte le specie viventi.
Con loro aveva un vero rapporto di pura amicizia, si aiutavano e proteggevano contemporaneamente senza limiti, né incertezze e dubbi. Tutti le volevano un mondo di bene, perché Iris era una bambina amorevole e generosa.
Passarono gli anni e,  ancora bambina, cominciò a notare che tutto in natura, con il trascorrere del tempo, si trasformava, cambiava forma e, piano piano, moriva.
Una volta, si accorse che la sua amica farfalla con la quale aveva giocato un giorno intero a rincorrersi nel bosco, il mattino seguente non c’era più e capì che era morta.
Poi fu la volta della lepre: Era veramente l’amica ideale, per correre, saltare,  nascondersi e fare gli agguati dietro i cespugli.  Ma anche lei un  bel giorno scomparve. Allora una notte, presa da una profonda malinconia, pregò la sua mamma e le chiese di esaudire un suo grande desiderio. Non voleva crescere, perché per lei crescere significava cambiare e quel cambiamento le metteva veramente paura e ansia.
Meglio rimanere piccola,  circondata dai suoi amici che avevano tanto amore da darle.
La mamma, sapeva che non era una cosa giusta e che anche la sa bambina doveva capire che la bellezza della vita consisteva proprio in questo,  al cambiamento,  alla trasformazione del suo corpo e del suo diventare da bambina a donna.
Ma conosceva quanto fosse testarda sua figlia e che non avrebbe mai accettato i suoi consigli e così le promise, nel sonno, che avrebbe esaudito il suo desiderio.
Il tempo passava, e lei era così contenta di rimanere bambina con i suoi amici animaletti, ma con il trascorrere del tempo tutti i suoi amati compagni di gioco la lasciarono e così vide morire il coniglio Pepe, il lupo dai denti di acciaio, la talpa con il manto di velluto.
Cominciò a capire che la vita non era proprio quella che aveva scelto di vivere e che forse era meglio che si abbandonasse al suo destino e che la vita stessa la prendesse per mano e la conducesse chi sa in quale posto incantato in un angolo magico del suo tanto amato bosco.  

martedì 15 febbraio 2011

tortellini con carciofi (recupero delle foglie)

Ecco a descrivere un'altra delle mie ricette inventate, che secondo me è venuta buonissima, comunque ho avuto  la conferma dal mio vicino che ne ha mangiato un piatto.

Dunqe partiamo dal ripieno : ho usato sempre il riciclo cuocendo le foglie di scarto dei carciofi erano cinque romaneschi piccoli) come avevo detto nella ricetta delle lasagne, dopo averle lessate le ho passate al frullatore e poi al setaccio o al passaverdura. Viene una crema densa buonissima. Ho unito alla crema parmigiano, pecorino, un etto di ricotta,  pepe, sale, noce moscata e poi, siccome mi sembrava un poco troppo liquido come ripieno, ho unito un cucchiaio di pangrattato. Come vedete non ho usato uova.
Poi ho iniziato a fare la pasta, anche questa  dietetica, cioè senza uova. Ho usato tre etti di farina con una tazza piccola di acqua, un pizzico di sale. La solita procedura per l'impasto e questa volta ho usato il mattarello e non la mia macchinetta a mano per spianare la pasta. Volevo esercitarmi perchè quando vado in Inghilterra da mia figlia, non ho la macchinetta.
Poi la solita procedura di riempimento con il ripieno, quindi ho preparato un sugo finto, cioè una scatola piccola di pelati, aglio, cipolla, basilico, sale e un pezzetto di peperoncino.
Dopo aver bollito per pochissimi minuti i tortellini, li ho conditi con il sugo e con una grattata di parmigiano e pecorino.
Robert invece li ha conditi con burro e salvia e penso che questosia il condimento migliore. Ha detto che erano eccezionali. Peccato che non li ho fotografati da cotti e conditi.
L'impasto era troppo e quindi è avanzato per fare le tagliatelle che questa sera hanno fatto una brutta fine.