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domenica 9 gennaio 2011

La Befana







“Mi devo rifare i trucco,  devo sembrare più carina, il mio naso adunco può impressionare i bambini, specialmente i più piccoli!”
Così pensava la Befana, guardandosi allo specchio: aveva una faccia bianca bianca per il gran freddo, le mani tutte intirizzite, e i piedi poi non li sentiva quasi.
Uscì un attimo nella foresta e raccolse delle bacche rosse, poi prese degli aghi di pino, e qualche foglia secca.
Rientrò dentro casa, una catapecchia che aveva costruito nella foresta, e si mise all’opera.
“Oddio! Che lavoro immenso! Sono orribile!, Prima di preparare le calze mi sistemo per bene!”
Incominciò con il rossetto, di strofinò ben bene la bocca con le bacche e subito le sue labbra divennero più brillanti.
Poi mise tra i capelli qualche ago di pino per far sembrare più folta la sua capigliatura che con il passare degli anni si stava impoverendo. Si mise poi un fazzolettone in testa per migliorare ancora il suo aspetto.
Vicino agli occhi passò un pochino di polvere per nascondere le occhiaie e poi inforcò gli occhiali, anche perché ci vedeva sempre di meno. Infine si mise una gonna molto lunga per nascondere le sue gambe che stavano diventando sempre più magre e storte.
Chiamò allora Babbo Natale per capire se ora non incuteva più paura.
“Certo che sei proprio brutta!” disse Babbo Natale, “ma con le modifiche che hai fatto sembri un poco  migliorata. E le scarpe? Non vorrai andare in giro senza scarpe? Prenderai freddo e con l’età che hai non è proprio il caso:”
“Certo, mi sono preparata un paio di ciabatte, ormai i miei piedi non ce la fanno più ad infilarsi nelle scarpe, e poi sono ciabatte magiche, anche calde!” E così si infilò un paio di ciabattoni tutti colorati, pieni di toppe.
“Devo provare la scopa, non so se funziona ancora dallo scorso anno. Stai qui ancora un poco con me, così se non dovesse funzionare mi aiuti ad aggiustarla”
E così prese la scopa dalla soffitta, la spolverò un poco prima di montarci sopra. Il solo gesto dello spolvero solleticò la scopa che, senza aspettare, saettò subito in cielo.
“O mio Dio! Come faccio ora senza la scopa? Aiuto Babbo Natale!”
“Non ti preoccupare, ora vediamo come la possiamo riprendere.” E subito chiamò le renne per raggiungere in poco tempo la scopa. Ma le renne erano tutte andate in letargo, pensando che ormai il loro lavoro fosse finito.
“Non so come fare” disse Babbo Natale “devo studiare il sistema, intanto tu incomincia a preparare le calze”
La Befana si mise subito all’opera, sembrava una macchinetta, aveva una calza magica, dentro la quale erano riposte tutte le calze necessarie da riempire, e poi un cassetto magico che non si vuotava mai. E così tirava fuori dalla calza un’altra calza, la riempiva con piccoli giochi e tanti dolcetti, qualche pezzo di carbone per i bambini che avevano fatto i capricci,  e poi ricominciava con un’altra calza.
Babbo Natale intanto chiamò a raccolta le nuvole “correte più che potete, fatevi aiutare dal vento, ma raggiungete la scopa della Befana, e poi risospingetela qui, altrimenti la Befana non fa in tempo a consegnare le calzette.”
Subito il vento soffiò più che poteva sulle nuvole e quelle ruzzolarono nel cielo, incominciarono a correre sempre più velocemente e poi “Eccola!!” gridarono, raggiunsero la scopa, la imprigionarono nel loro soffice corpo e poi chiesero al vento di soffiare in senso contrario per poter ritornare indietro.
E così fu. Arrivarono giusto in tempo, la Befana aveva preparato tutte le calzette e le aveva infilate nella grossa sacca, quindi salì sul manico della scopa e “Vai!” ordinò e partì per il suo viaggio intorno al mondo, come tutti gli anni.

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